L’ultima volta che ho visto la mia nonna, non la scorderò mai, credo..
Era una rovente giornata di fine Aprile ed ero li per lei..
“Se vuoi vederla un’ultima volta, scendi Nico.. ad agosto non ci sarà..”
Le parole di mia cugina erano state forti, ma chiarificatrici…
Così, approfittando di un lungo ponte parto da Torino con marito e figlia..
e tanta tristezza..
Dopo una breve sosta dai genitori di mio marito e dai miei, riparto una
mattina, direzione Calabria, per un saluto straziante..
Dopo quasi quattrocento chilometri, l’ultimo tratto di strada sembrava
interminabile, e quei cinque chilometri di curve, immersi nel verde, per
arrivare al paesino materno non finivano più..
All’improvviso il telefono mi ridesta dai miei pensieri.. mia cugina con
voce tremante “Sto scendendo da nonna.. mi hanno appena chiamata.. Corri.. ti
prego Nico, corri..”
A quelle parole, la mente mi si è offuscata.. ricordo solo di aver detto a
mio marito di correre.. non c’era più tempo.. non potevo, non volevo arrivare
tardi, non di nuovo.. un film già visto.. un addio non detto.. l’avevo già
vissuto… ma non di nuovo..
Arrivati finalmente in paese scendo al volo dalla macchina, e mi ritrovo
“supra i merguli”, una caratteristica terrazza affacciata sul corso più antico del
paese.
Da li a casa di mia nonna il tragitto è breve, ma pieno di scale, per cui
niente macchina e fare il giro da dietro sarebbe stato troppo lungo..
Mi ritrovo li e corro a perdifiato.. con il cuore a mille.. e mentre corro
mi passano davanti ricordi di tutte le volte che avevo fatto quel tratto di
strada correndo, per arrivare in tempo per il pranzo o la cena.. quando ero
bambina, e facevo tardi con i miei cuginetti.. da ragazzina, se mi ero
prolungata nelle minuziose confidenze alle amiche, e poi più grande.. quando
l’ultimo bacio al fidanzatino di turno era sempre il penultimo.. e ricordando
quei bei momenti, mi rendevo conto che avevo passato li tutta la vita, e che
con la nonna si stava chiudendo un pezzo di storia, della mia storia, della
nostra..
Correvo e le gambe mi cedevano ad ogni gradino.. avevo la percezione di
tremare..
Prima dell’ultimo tratto che mi portasse a lei mi sono dovuta fermare, lo
ammetto, chiedendomi se avrei trovato il portone aperto, e cosa avrei visto una
volta salita al piano di sopra..
Un istante.. un solo istante.. il tempo che il mio cuore mi dicesse che
potevo farcela e sono ripartita.. pochi metri ed ero li..
Su di corsa per le scale, tutti mi aspettavano e volevano salutarmi, ma io,
sola dentro me stessa, mi sono precipitata su di lei, sdraiata nel suo letto..
occhi opachi, viso deformato dalla postura prolungata, e piaghe da decubito..
non era la mia nonna.. non come la ricordavo..
Mi sono chinata su di lei e sono scoppiata in un pianto senza fine..
“Ma’.. c’è Nicoletta!”, mia zia informava mia nonna di tutto ciò che
accadeva..
Lei mi guarda, ed all’improvviso mi accorgo che mi ha riconosciuta.. ha
sempre quel profumo buono.. come i bambini.. la accarezzo.. “la bambina
dov’è..?” mi chiede..
“Adesso arriva nonna.. Lucrezia adesso arriva”
Impossibile descrivere il dolore di quelle ore.. mia nonna è stata una
mamma..
Non mi ha cresciuta, vivevamo lontane, ci vedevamo solo per le vacanze e
per le feste di Natale, ma lei aveva un modo di fare tale, che con un sorriso,
ti diceva tutto.. e mi ha dato tanto, mi ha insegnato tanto..
Il medico diceva che se avesse voluto avrebbe potuto vivere ancora
cinquant’anni.. che aveva il cuore di una ragazzina.. questo diceva..
Ma lei era stanca.. ne aveva vissute troppe, viste troppe, ed aveva deciso..
Rimasta vedova giovane, aveva dovuto tirar su cinque figli da sola,
lavorando come bidella nella scuola del paese..
Mia madre ed i suoi fratelli e sorelle si sono cresciuti a vicenda, facendo
il meglio possibile, l’uno per l’altro.
La mia nonna era stanca.. non riusciva più.. non ne poteva più.. aveva
deciso di andare, e noi non potevamo che accettare la sua decisione..
E così, in quella casa, in quella stanza, la stessa dove ero nata ed avevo
dato il mio primo saluto a lei ed al mondo.. in quella stessa stanza ho dovuto
dirle addio..
C’è chi crede in Dio e nell’aldilà, chi invece non crede a nulla.. Ma
qualunque sia la propria fede, la cosa che so è che negli istanti prima che
spirasse la mia nonna ha sorriso.. dei sorrisi grandi e pieni.. chissà.. forse
ha visto nonno Francesco, oppure lo zio Nicola, suo fratello, o magari la sua
adorata zia Grazia.. chi lo sa..
Magari tutti insieme, i cari che ci hanno lasciato prima di lei
l’aspettavano.. e lei ha sorriso felice , un istante prima di lasciarci e di
riabbracciarli..
Tutto in quella stanza, attorno alla quale ruota tutta la mia vita.. ci
sono nata, ci ho mangiato, bevuto, dormito, giocato, cantato, aspettato il
Natale.. e da piccola ci ho anche fatto la cacca!
In quella stanza ho scattato alcune foto meravigliose alla mia nonna,
l’estate prima che ci lasciasse.
Sono le foto del suo primo incontro con mia figlia, che aveva appena cinque
mesi. Aspettava da marzo di poterla vedere, di poter conoscere “’a
pucciulilla”, ed io aspettavo di vederle scambiarsi quel sorriso sdentato.. :)
Ed ora, quelle foto, una in particolare, in una semplice cornice in legno, su cui ho pirografato una dedica, diventa un regalo per la mia
mamma, affinché abbia sempre accanto a sé l’immagine di sua madre con in
braccio sua nipote.. L’immagine della dolcezza.. Perché è così, che la nonna
resterà per sempre nel nostro cuore..